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Ipnosi Dinamica - Ipnosi Regressiva - CNV-SNL-PNL

Processi di apprendimento

ANTONIO REGA

L’apprendimento, ovvero il meccanismo d’acquisizione di nuove conoscenze è un processo di canalizzazione cognitiva mirante ad attecchire nella memoria indelebile personale. Esso  coinvolge diverse strutture che interagiscono attraverso l’accomodamento la composizione, la giustapposizione; fra le più importanti ricordiamo: 1) le strategie cognitive personali, gli stili di apprendimento, le esperienze individuali e collettive; 2) il complesso di fenomeni dell’ambiente circostante, le informazioni e gli stimoli provenienti dalla realtà esterna, 3) i modelli, i formalismi, le teorie, le dinamiche delle agenzie educative; 4) i mezzi di comunicazione ed i percorsi che regolano lo scambio delle informazioni. Il processo di costruzione del sistema di conoscenza è determinato, per ogni individuo, dall’intreccio fra componenti intuitive, quantitative e qualitative, e sotto l’influenza di condizionamenti sociali, culturali, emotivi.
L’apprendimento è una struttura dinamica (segue infatti percorsi individuali non lineari e non sequenziali) che si può studiare efficacemente con un approccio multidisciplinare: nell’ambito delle scienze cognitive sono stati elaborati diversi modelli parziali.
Le teorie più importanti sono: comportamentistiche e le cognitivistiche.  Così che in base alle teorie comportamentistiche o di tipo associazionistico: l’apprendimento è acquisizione di abitudini e associazione fra stimolo e risposta, viene quindi studiato come fatto “molecolare”, cioè analizzando le connessioni fra stimoli e risposte. Per le teorie cognitivistiche  (o fenomenologiche): l’apprendimento è un processo conoscitivo che trae origine dal bisogno di costruzione (e di strutturazione) del reale, implicito nell’interazione io/ambiente, e viene studiato come fatto “molare”, cioè analizzando i cambiamenti che avvengono nelle strutture cognitive del soggetto e nella sua personalità. Nel rapporto fra motivazione ed apprendimento incidono numerosi fattori capaci di condizionare il successo dell’apprendimento. Altre teorie dell’apprendimento, come quelle emerse nell’ambito dell’approccio fenomenologico umanistico, collegano l’apprendimento al bisogno di crescita della personalità che ristruttura se stessa nell’atto dell’apprendere come fatto globale. La personalità è quindi coinvolta a livello emotivo/affettivo oltreché cognitivo.
Gli studi più aggiornati per quel che concerne i vari processi di apprendimento hanno sfatato l’antica convinzione basata sulla giusta opposizione delle informazioni che non compendiano nessuna necessità di elaborazione o “ metabolizzazione” del dato in oggetto. Sicché da ciò scaturisce inevitabilmente la negativa connotazione che il responso fallimentare gioca in quest’ottica. Mi spiego meglio, se lo studente non fa suo il dato, elaborando un percorso personale di conseguenza non riesce a metabolizzare l’insuccesso, poiché non lo elabora e non se lo spiega. Viceversa, l’ottica opposta paradossalmente positivizza il riscontro negativo, dando all’insuccesso il ruolo di imput esperienziale di crescita e favorendo la costruzione di una rete di strumenti e strutture cognitive che consentono di edificare le impalcature dell’”edificio” uomo .Tutto ciò non è mai statico ma segue il processo dinamico volto all’acquisizione di metodi , correlazioni, valutazioni che estrapolano dai canoni fissi, promuovendo l’autovalutazione e la connessione tra legami logici e analogici. Ordunque passo ora ad analizzare il senso educativo imprescindibile che si configura nella relazione interpersonale tra l’insegnante e l’allievo. Tale  relazione tra insegnante e allievo è proprio nella serie di atti linguistici che si sviluppa tra gli interlocutori su tre livelli: logico-formale, esperienziale-sociale, empirico-scientifico. L’insegnante interpreta il testo, anziché trasferirlo, ed ha la possibilità di mediarlo, attuando uno scambio comunicativo con l’allievo, attraverso tre fasi: percezione, comprensione, memorizzazione. Una simile visione contrasta con il sistema didattico tradizionale: trasferimento del sapere, sotto forma di nozioni, dal docente agli allievi: secondo Konrad Lorentz la costruzione della conoscenza è un processo di “pattern matching”. Su di esso si basa sia l’apprendimento sia la coordinazione di numerose sollecitazioni sensoriali. Sulla costruzione di legami associativi tra concetti ed eventi si basa anche la teoria dell’apprendimento di Johnson-Laird, secondo il quale l’apprendimento deve essere preceduto da un processo di classificazione.  “Non è possibile formare delle personalità autonome nel campo morale se l’individuo è d’altra parte sottoposto ad una costrizione intellettuale tale ch’egli debba limitarsi ad apprendere a comando senza scoprire da se stesso la verità: se è passivo intellettualmente non potrà essere libero moralmente.” Negli ultimi anni sono subentrati numerosi cambiamenti che giustificano l’ingresso dell’ipertesto nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Una lettura dei testi (apparsi di recente anche in Italia) protagonisti della straordinaria rivoluzione tecnologica degli ultimi decenni (come Bush, Nelson, Winograd, Papert, Schauk) offre un ventaglio di suggestioni di grande interesse per l’educazione del futuro. Lavorando, in un’ottica tutt’altro che tecnicistica, per allestire concreti ambienti di apprendimento, questi autori dimostrano di avere obiettivi comuni: l’affrancamento dell’individuo, l’espressione della sua creatività e l’affermazione del suo bisogno di apprendimento collaborativo. In definitiva si deve puntare a predisporre nuovi ambienti di apprendimento, disponibili per ogni età e in ogni luogo, capaci di stimolare e, all’occorrenza, di guidare ad un conseguimento completo delle potenzialità di ogni persona, in un rapporto stretto di comprensione e cooperazione con gli altri esseri umani.
Secondo lo psicologo educativo Steen Larsen il processo di insegnamento e apprendimento si svolge attraverso tre fasi:

  1. trasformazione della conoscenza personale in conoscenza pubblica (l’insegnante organizza le proprie conoscenze a vantaggio degli studenti);
  2. trasformazione dell’informazione (l’insegnante trasmette le proprie conoscenze sotto forma di informazioni pubbliche);
  3. trasformazione delle conoscenze da pubbliche in individuali (lo studente trasforma le informazioni pubbliche in bagaglio personale).

Troppo spesso l’insegnante cura solo la prima fase del processo. La terza fase deve basarsi su attività svolte dallo studente, finalizzate ad integrare l’informazione ricevuta in strutture conoscitive già esistenti nella sua mente (esperienze personali e altre conoscenze). Quest’attività di trasformazione può venire solo stimolata e non forzata.
Secondo studi della psicologia, bisognerebbe considerare anche una terza fase: la verifica. Il problema di verificare il conseguimento degli obiettivi che ci si prefigge di raggiungere, in qualsiasi campo ed in particolare nel contesto didattico, diventa un momento cruciale. Ciò perché la verifica permette di analizzare l’efficacia delle scelte progettuali effettuate con gli obiettivi didattici e le condizioni al contorno dell’intervento stesso. Questo tipo di valutazione, non più sommativa ma formativa (in quanto produce in fieri informazioni di ritorno per eventuali aggiustamenti), è ormai d’uso in tutti i contesti di insegnamento/apprendimento. Un modello didattico si può quindi strutturare come segue: progetto (definizione di obiettivi, contenuti, strategie), realizzazione (codifica, stesura dispense, realizzazione schemi e immagini), valutazione, indicazioni di revisione (feedback dei passi precedenti, modifiche), diffusione ed uso.

La fattiva crescita del meccanismo che consente all’alunno di creare un sano apprendimento scevro di condizionamenti deleteri, che renda l’individuo persona e la persona parte integrante della società preservandolo dalle pericolose sclerotizzazioni e da perpetrati tentativi di plagio subliminare e non e per l’appunto il metodo usato nel PNL-CNV-SNL, poiché rende cosciente, autonomo l’alunno nonché propenso a coltivare con l’humus di un sapere non più solo estrinseco bensì intrinseco  e personale che difficilmente potrà essere rimosso o deviato.

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