Empatia ed affetti nella relazione educativa
L’affettività, cultura e pedagogia
La cultura contemporanea ha interrotto la censura delle emozioni e della affettività, per l’influsso della ipnoanalisi e di una nuova immagine della vita che ha posto al centro la dimensione pulsionale degli organismi superiori, della struttura del loro cervello e della costituzione della loro soggettività. La filosofia, la pedagogia e la psicologia hanno messo in evidenza la radice emotiva del comportamento e dell’identità umana, opponendosi al dualismo attuato dal pensiero greco-cristiano-borghese fra pathos e logos e fra sentimento e ragione, considerati come elementi inconciliabili fra loro. Se nel pensiero presocratico il sentimento non è separato dal pensiero, Platone invece ritiene le emozioni come una malattia dell’anima la quale, pur essendo “un serbatoio indispensabile alla ragione”, ha un effetto destabilizzante sulla “costruzione armonica del soggetto se esse non sono continuamente guidate e indirizzate verso fini razionali e moralmente validi”. S. Agostino ripropone il dualismo platonico in prospettiva cristiana nelle Confessioni: nell’opera le passioni “sono viste come un cancro dell’anima, una via di perdita del sé più autentico e profondo, una condanna legata alla carne”. Solo con il 1700, i sentimenti assumono “una valenza educativa e formativa che li pone alla base della costruzione di una personalità armonica e onnilaterale, non più mortificata dal dominio della razionalità e dallo sviluppo unilaterale”. L’educazione deve orientarsi sulla natura, “deve avvenire in modo naturale, lontano dagli influssi corruttori dell’ambiente sociale e sotto la guida di un pedagogo illuminato che orienti il processo formativo del fanciullo verso finalità che rispecchino le esigenze di natura”. Ne deriva che l’educatore deve evitare interventi direttivi e allontanare dal processo educativo eventuali influssi sfavorevoli all’autorealizzazione dell’educando. A tale riguardo Rousseau raccomanda agli educatori di guidare gli educandi senza precetti e senza intervenire direttamente, seguendo lo sviluppo spontaneo della natura, rispettando il principio dell’autorealizzazione intesa come crescita spontanea e autonoma dell’educando.
L’uomo contemporaneo, grazie all’apporto degli studi sociologici e psicologici, riconosce i sentimenti come la trama fondativa e unitaria del sé sulla quale si costruisce l’identità della persona.
Le emozioni sono, pertanto, gli elementi che fondano l’identità della persona, determinando le scelte e il pensiero e influendo sull’apprendimento. Spetta a Piaget l’aver chiaramente posto in evidenza, fino dalla fase senso-motoria, “l’inseparabilità della vita affettiva e cognitiva e l’indissociabilità degli stati affettivi e degli stati cognitivi”: infatti per lo sviluppo armonico della personalità del discente è necessaria un’interazione fra cognizione e affettività,per lo stretto parallelismo che esiste nel pensiero umano tra il piano affettivo e intellettuale.
Il rapporto operatore-interlocutore diventa il fulcro dell’intervento, a tal fine ci si avvale della PNL (Programmazione neuro-linguistica), che riguarda l’entrare in un contatto empatico con il soggetto (persona), sentire quello che lui sente, comprenderlo nella sua essenza, accettarlo come persona incondizionatamente.