L’insegnante e le dinamiche affettive nel gruppo-classe
L’allievo è un soggetto che interagisce con i suoi simili, per cui la sua comunicazione diventa significativa solo se messa in relazione all’ambiente in cui si verifica e alle persone presenti. L’insegnante deve saper decifrare e gestire, non solo le dinamiche individuali, ma anche quelle di gruppo. Per instaurare una relazione affettiva con i propri alunni, il docente non deve mai perdere di vista le caratteristiche del gruppo-classe nel quale lavora e le dinamiche complesse, a volte contraddittorie, che si vengono a determinare. Ogni classe si configura come un gruppo di apprendimento strutturato in due livelli: il livello formale, razionale, caratterizzato dal raggiungimento di finalità didattiche ed il livello informale, emotivo, con prevalenti finalità relazionali e di socializzazione. Non sempre esiste un equilibrio fra queste due configurazioni e allora le due parti che possono entrare in conflitto, costituendo un serio ostacolo per l’apprendimento.
A volte tra alunni e insegnante si instaurano modalità relazionali inadeguate e strategie difensive che impediscono o rendono difficoltosi il rapporto empatico e il dialogo. Gli alunni possono mettere in atto tre tipi di strategie difensive: l’evasione, la seduzione e la ribellione. La prima modalità riguarda l’alunno insicuro e timido, che tende a sfuggire a qualunque tipo di relazione comunicativa e affettiva e può provocare nell’insegnante ansia ed imbarazzo; la seconda è quella del seduttore che nasconde la propria aggressività e il proprio bisogno di dominare, cercando di conquistare l’insegnante con false promesse; la terza modalità è la ribellione nei confronti dell’autorità che diventa una sfida permanente contro tutto e tutti.
Altre volte sono gli insegnanti che tendono a eludere la relazione con un atteggiamento troppo tecnico e razionale oppure cercando di sedurre i propri allievi dimostrando agli occhi di colleghi, genitori, superiori, ecc. che sono bravi (patologia narcisistica).
Spesso per difendersi dall’ostilità degli allievi, l’insegnante assume un ruolo punitivo e autoritario. Secondo infatti recenti ricerche, la risposta più frequente data dagli studenti alla domanda “Come mi trattano gli insegnanti a scuola?” è che essi hanno la sensazione di essere considerati con indifferenza dai propri docenti. Una relazione comunicativa autentica che tenga conto dei messaggi degli alunni è dunque un momento fondamentale nella vita della classe e non deve mai essere vissuta dall’insegnante come una sottrazione di tempo all’apprendimento della disciplina. Il momento della ricezione, infatti, deve essere sempre seguito da una fase in cui l’insegnante sostiene e facilita l’intervento dell’allievo, incoraggiando il discente ad aprirsi e stimolandolo nel suo cammino di scoperta e di conoscenza di sé.
La semplice parafrasi o ripresa di qualche aspetto del discorso di un alunno (il cosiddetto ‘intervento a riflesso’) fatta dall’insegnante, dimostra umana comprensione e affettività. Le difficoltà comunicative nel gruppo-classe non devono scoraggiare ma, anzi, motivare maggiormente l’insegnante a mantenere un atteggiamento di apertura e ricezione verso i messaggi verbali e non verbali degli allievi.
L’insegnante deve impostare con lo studente una relazionalità autentica e ricca di tensioni affettive: solo la sua umanità (esperta) può determinare nel cuore e nella mente dell’allievo un’irripetibile creazione di emozioni da trasformarsi in significati, nozioni e conoscenze.